Novembre 2006: Il centro viene aperto

Avremo sicuramente dei casi di famiglie che non saranno in grado di accogliere i bambini, metteremo quindi in atto la possibilità di trovare famiglie affidatarie. Sappiamo per certo che uno dei nostri bambini non avrà nessuno che si occuperà di lui perché è vittima di handicap sia mentali che fisici e purtroppo lui è destinato ad entrare in un centro di suore che si occupano di questi casi.
Attualmente intorno alla casa abbiamo fatto un terrazzamento che copra la sabbia, inoltre stiamo costruendo una cisterna per la raccolta di acqua piovana preziosa per irrigare
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Il centro di accoglienza e reinserimento Francesco Massaro è un piccolo paradiso per i nostri 26 bambini, 11 neonati e 15 poco più grandi. La differenza si vede bene nei bimbi più grandi i quali rispetto allo scorso ottobre hanno migliorato le condizioni generali di vita in modo evidente.Ognuno di loro ha un carattere definito, parlano e comunicano apertamente.  Resta ancora da lavorare sull'organizzazione  della casa, poiché con l'ultimo viaggio abbiamo stabilito il numero del personale  che si dedica ai bambini, il pediatra, l'assistente sociale che si dovrà occupare della preparazione  delle famiglie per il reinserimento dei piccoli. Si tratta a questo punto di armonizzare il lavoro tra suore a laici sperando di trovare il giusto equilibrio. Centro di accoglienza e reinserimento familiare Francesco Massaro.(accoglienza di piccoli orfani dalla nascita, alimentazione, cure e affettività. Incontri con le famiglie d’origine alla ricerca di figure di riferimento per riportare nel giro di pochi anni il bambino nel suo ambiente e nella sua famiglia)La difficoltà del progetto sta nell’impatto con le abitudini locali per cercare di creare nella famiglia senso di responsabilità e attaccamento al bambino il quale rimasto senza mamma viene considerato quasi un “figlio di nessuno”. La povertà e la mancanza di conoscenze elementari sull’accudimento di un bambino costituiscono altre difficoltà da superare, sarà nostra cura dare alle famiglie i mezzi per occuparsi al meglio dei loro bambini inserendoci sul territorio con piccoli progetti lavorativi che diano autosufficienza alle famiglie e fornendo le conoscenze adeguate che aiutino ad accompagnare un bambino che cresce.
Altro problema è il rischio che una volta ritornato al villaggio il bambino non venga mandato a scuola  o peggio venga utilizzato per lavorare nei campi.
Se la famiglia non dimostrerà di seguire bene il bambino provvederemo ad inserirlo in una struttura scolastica almeno durante i giorni di scuola e potrà raggiungere la famiglia il fine settimana o durante le vacanze scolastiche.
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I punti forza del nostro progetto scaturiscono paradossalmente dalle stesse difficoltà e si tratta di dare valore alla vita dei bambini orfani agendo sulla cultura locale la quale lo vede invece come elementi da emarginare, trasformare l’idea di orfanotrofio in un luogo dove si dà il necessario fino a che non si creano le condizioni familiari che permettano al bambino di rientrare in un ambiente senz’altro più idoneo alla sua crescita.Inserirsi nel tessuto sociale attraverso micro-progetti che diano impulso all’agricoltura e all’artigianato e soprattutto permettano di elevare le persone dal livello di miseria ad un grado più elevato di povertà dignitosa. Il risultato che vogliamo ottenere è quello di scoraggiare gli abbandoni e fornire le persone di strumenti necessari a mantenere i propri orfani e a farli crescere degnamente.Rimanere accanto ai bisogni dei bambini coltivando le loro capacità e facendo emergere i loro preziosi talenti utili alla rinascita e alla vita del loro paese.Il progetto è condiviso dal gruppo Aleimar di Melzo col quale portiamo avanti il nostro lavoro in questo centro.